di Enrico Bocchi – 15 maggio 2022
Che si trovino in ambiente naturale, rurale, o nei parchi pubblici e privati, è importante che le siepi mantengano la loro funzione di baluardi della biodiversità, conservando testimonianza della vegetazione che fu sacrificata per fare spazio all’agricoltura e agli insediamenti, e al tempo stesso consentendo di reintrodurre o introdurre quelle specie che più risultano rimaneggiate o scomparse in conseguenza delle attività antropiche.
In un contesto dove ancora si continua a consumare suolo e vegetazione spontanea con un dispendio di risorse tanto ampio quanto ingiustificato, conservare ciò che esiste e aumentarlo impiantando nuove siepi e alberature, è sicuramente un gesto lodevole e gratificante, e in epoca di mutamenti climatici lo è ancor di più se si riesce a favorire l’arrivo di specie mediterranee e contemporaneamente a mantenere quelle alpine.
Che conduca un piccolo podere o un grande latifondo ogni agricoltore può quindi dedicare un po’ del suo tempo alla conservazione della biodiversità, e lo può fare mentre mantiene efficiente l’ecosistema agrario, contrastando il dissesto idrogeologico.
A mio avviso, però, l’intraprendere attività di rinaturalizzazione o ripristino ambientale non deve essere pretesto per un ulteriore dispendio di risorse, né per l’agricoltore, né per la comunità; sono lavori per i quali basta poco, direi veramente a grandezza d’uomo.
Dal punto di vista strettamente pratico, al di là di motivazioni legate alla biodiversità, aggiungo qualche nozione fondamentale, che possa aiutare ad ottenere buoni risultati.
- Avere ben chiaro quale sia lo scopo pratico che ci si prefigge prima di impiantare una nuova siepe e sulla base di quello scopo, scegliere accuratamente le specie idonee a realizzare il progetto.
- Considerare per la scelta il maggior numero di specie tra quelle tipiche della zona, aggiungendone magari tra quelle di zone limitrofe; importante in questo frangente conoscere bene le caratteristiche del terreno, il tipo di clima, le dimensioni massime che potrà raggiungere la siepe e anche i regolamenti locali che stabiliscono distanze da confini e servitù varie.
- Procedere all’impianto sempre nei mesi autunnali, che consente di evitare il ricorso a impianti d’irrigazione.
- Non concimare mai il terreno, le piante selvatiche che compongono una siepe si adattano bene se la loro scelta è stata oculata.
- Non introdurre varietà fruttifere nelle siepi, che oltre a non essere adatte, potrebbero costringere a fare trattamenti dove vivono specie animali e vegetali che non li tollerano, o anche potrebbero abituare gli animali a consumare frutta non destinata a loro.
- Privilegiare, per quanto possibile, la forma libera di ognuna delle specie presenti nella siepe.
- Privilegiare nella scelta delle specie, quelle meno frequenti o rare, e di evitare invece quelle onnipresenti e invasive, le quali, di norma, riescono a propagarsi benissimo da sole.
- Impiegare le specie propaganti e stolonanti solo in situazioni dove il loro proliferare non costituisca problemi.
- Utilizzare per le siepi frangivento solo sempreverdi.
- Non ostacolare in alcun modo la crescita di specie erbacee e novellame sotto la siepe, evitando sfalci inutili e dannosi; col passare degli anni le siepi diventano luogo ideale dove trovare giovani piantine che possono essere espiantate e deportate altrove alla ripresa vegetativa primaverile.
- Non esitare minimamente a sopprimere specie indesiderate, togliendole quando sono in fioritura.
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